l'impressionismo
"Quale necessità abbiamo di risalire alla storia, di rifugiarci nella leggenda, di consultare i registri dell'immaginazione? La bellezza è sotto i nostri occhi, non nel cervello, nel presente non nel passato, nella verità non nel sogno, nella vita non nella morte. L'universo che abbiamo avanti a noi è quello che il pittore deve rappresentare". In queste parole, scritte dal critico Jules Castagnary nel 1867, è racchiuso il senso del movimento impressionista, e a tradurre in opere quelle parole si dedico con entusiasmo un gruppo di giovani artisti, gruppo che esordisce sulla scena parigina il 15 aprile 1874 con una mostra presso lo studio del fotografo Nadar, al numero 35 del Boulervard des Capucines.
La vicenda dell'impressionismo fu una cometa che attraversò la storia dell'arte rivoluzionandola completamente. Dura meno di venti anni: nel 1880 l'esperienza impressionista può considerarsi chiusa, il 1886 è l'anno dell'ultima mostra impressionista. Ma l'eredità che esso lascia, eredità con cui dovranno confrontarsi tutte le esperienze pittoriche degli anni a venire, è unica. Non è azzardato dire che fu l'impressionismo ad aprire la porta dell'arte contemporanea. La grande rivoluzione dell'impressionismo è sopratutto una rivoluzione tecnica. Quello che però lo rende ancora attuale è la sua poetica, la piacevolezza con cui fu, ed è ancora, capace di rappresentare ogni aspetto positivo della vita, la bellezza, la gioia, l'unicità e irripetibilità.
Ma cosa ci fu dietro a quello che fu un vero e proprio exploit, clamoroso, e contestato? Ci fu un decennio di appassionanti esperienze, che consentirono di registrare su tela le emozioni con il senso assoluto del presente. Il risultato di tanto impegno sarà un modo di dipingere nuovo, caratterizzato da toni chiari e da pennellate veloci, dal rifiuto di studiare a priori la composizione, dall'esclusione di ogni metafora, dalla volontà di dipingere ciò che si vede, dalla voglia di infondere nella pittura un senso di modernità.
Pittura moderna è un concetto baudelairiano, infatti già dal Salon del 1846 lo scrittore aveva esortato gli artisti a rappresentare l'aspetto "eroico della quotidianità". "La vita parigina", scriveva Baudelair, "è piena di soggetti poetici e meravigliosi, il meraviglioso ci avvolge e ci bagna come l'atmosfera".
A tale esortazione, a tale suggestione, risponde Edouard Manet, figura chiave di quel processo che portò a mutare per sempre il modo di percepire l'arte. Il suo dipinto, Musica alle Tuileries, che espone nel 1863 nella galleria di Louis Martinet insieme ad altre dieci opere, è un documento che palpita di modernità e di vita, che immette con baldanza, divertimento e ironia la contemporaneità nella storia. Nel dipinto è raffigurato anche Baudelair, proprio a sottolineare l'intento di fare arte in modo nuovo. Non la giudicarono tale i critici del tempo che la descrissero come "una caricatura del colore.